Page 281 |
Previous | 358 of 560 | Next |
|
small (250x250 max)
medium (500x500 max)
Large
Extra Large
large ( > 500x500)
Full Resolution
All (PDF)
|
282 DE GERBAIX DI SONNAZ lerare il tempo necessario a operare con frutto. Bisogna essere persuasi che nulla si può intraprendere insino a che la Casa reale rimane in potere dei suoi nemici, un atto intempestivo pianterebbe il pugnale nel cuore degli sventurati sovrani francesi : ho udito, disse l'Imperatore, Francesi tanto sfacciati da dichiarare a me stesso, che ciò nulla importerebbe poiché rimane il Conte di Artois. Io non la penso così e non sarò mai il carnefice di mia sorella» (i). Il Marchese di Breme interpretò le parole dell'Imperatore come una prova di rincrescimento di non poter fare subito l'impresa per liberare la sorella e la ripugnanza che altri la facesse senza di lui e consigliò al re di vedere Leopoldo II a Milano al suo passaggio in Italia per installare il suo sepondogenito a Granduca di Toscana. Vittorio Amedeo III si adombrò all'avviso- amaro dell'Imperatore e ri¬ spose al Marchese di Breme che non si lascierebbe guidare da consigli altrui e circa alla visita a Milano fece rispondere dal d'Hauteville che egli non era mai uscito dai. suoi Stati e che Leopoldo II poteva venire a Torino come Giuseppe II per evitare pericolosi commenti. Al tempo stesso scrisse a Leopoldo II che non intendeva operare se non d'accordo con lui e quando giungesse il tempo opportuno. L'imperatore rispose colle stesse premure e furono questo s'cambio di idee i primissimi passi dell'alleanza Austro-Sarda contro la repubblica francese giacobina. Per mezzo di un'occasione segreta e sicura, li 7 dicembre 1790 Luigi XVI scrisse al re Vittorio Amedeo III pregandolo di agire presso il fratello conte d'Artois per calmarlo,, minacciandolo di un biasimo pubblico. Gli emigrati che seppero la cosa ed abituati a non ascoltare savii avvisi dichiararono che Luigi XVI non essendo più libero, era lutile di fare il contrario di quanto chiedeva. Vittorio Amedeo III in allora disse al genero d'Artois che non poteva permettere una spedizione contro la Francia, che verrebbe fatta contro il volere del re di Francia e dell'Imperatore. Rispose poi a Luigi XVI che il conte d'Artois si conformerebbe all'avviso .del fratello i^aggiore. Il re comunicò tutta la corrispondenza a Leopoldo II li 31 dicembre 1790 per mezzo del marchese di Breme, rinnovando la dichiarazione di volere il Pie¬ monte camminare d'accordo con lui a tempo opportuno. Leopoldo II nella primavera del-1791 venne in Italia ove ricevette rav¬ viso che il re di Prussia bramava conferire con lui a Pillnitz, e Bombelles gli fece dire che Luigi XVI voleva fuggire da Parigi subito che lo potrebbe. Il conte d'Artois aveva il vivo desiderio di conferire con Leopoldo II, ed ottenne dal suocero, re Vittorio Amedeo III, una presentazione o racco¬ mandazione, ma molto fredda. L'imperatore dapprima fece dire al conte d'Artois ohe non voleva vederlo, poi si addolcì e lo ricevette a Mantova, ove lo esortò a sperare, ma gli nascose il progetto di fuga di Luigi XVL . (i) Le parole di Leopoldo II provano che gli amici del Conte d'Artois non usavano ve^ritn riguardo al povero Luigi XVL Vedi Carutti, opera già citata, pàg; 141, I voi.
Title | Miscellanea di storia italiana. Terza serie. Tomo XVIII. |
Contributors | Regia Deputazione di storia patria. |
Publisher | Stamperia Reale, |
Date | 1918 |
Call Number | DG651.M67 |
Language | Italian |
Subject | Italy History Sources. |
Type | Books/Pamphlets |
Related Resource Identifier | http://yufind.library.yale.edu/yufind/Record/2820196 |
Title | Page 281 |
Type | Books/Pamphlets |
Transcript | 282 DE GERBAIX DI SONNAZ lerare il tempo necessario a operare con frutto. Bisogna essere persuasi che nulla si può intraprendere insino a che la Casa reale rimane in potere dei suoi nemici, un atto intempestivo pianterebbe il pugnale nel cuore degli sventurati sovrani francesi : ho udito, disse l'Imperatore, Francesi tanto sfacciati da dichiarare a me stesso, che ciò nulla importerebbe poiché rimane il Conte di Artois. Io non la penso così e non sarò mai il carnefice di mia sorella» (i). Il Marchese di Breme interpretò le parole dell'Imperatore come una prova di rincrescimento di non poter fare subito l'impresa per liberare la sorella e la ripugnanza che altri la facesse senza di lui e consigliò al re di vedere Leopoldo II a Milano al suo passaggio in Italia per installare il suo sepondogenito a Granduca di Toscana. Vittorio Amedeo III si adombrò all'avviso- amaro dell'Imperatore e ri¬ spose al Marchese di Breme che non si lascierebbe guidare da consigli altrui e circa alla visita a Milano fece rispondere dal d'Hauteville che egli non era mai uscito dai. suoi Stati e che Leopoldo II poteva venire a Torino come Giuseppe II per evitare pericolosi commenti. Al tempo stesso scrisse a Leopoldo II che non intendeva operare se non d'accordo con lui e quando giungesse il tempo opportuno. L'imperatore rispose colle stesse premure e furono questo s'cambio di idee i primissimi passi dell'alleanza Austro-Sarda contro la repubblica francese giacobina. Per mezzo di un'occasione segreta e sicura, li 7 dicembre 1790 Luigi XVI scrisse al re Vittorio Amedeo III pregandolo di agire presso il fratello conte d'Artois per calmarlo,, minacciandolo di un biasimo pubblico. Gli emigrati che seppero la cosa ed abituati a non ascoltare savii avvisi dichiararono che Luigi XVI non essendo più libero, era lutile di fare il contrario di quanto chiedeva. Vittorio Amedeo III in allora disse al genero d'Artois che non poteva permettere una spedizione contro la Francia, che verrebbe fatta contro il volere del re di Francia e dell'Imperatore. Rispose poi a Luigi XVI che il conte d'Artois si conformerebbe all'avviso .del fratello i^aggiore. Il re comunicò tutta la corrispondenza a Leopoldo II li 31 dicembre 1790 per mezzo del marchese di Breme, rinnovando la dichiarazione di volere il Pie¬ monte camminare d'accordo con lui a tempo opportuno. Leopoldo II nella primavera del-1791 venne in Italia ove ricevette rav¬ viso che il re di Prussia bramava conferire con lui a Pillnitz, e Bombelles gli fece dire che Luigi XVI voleva fuggire da Parigi subito che lo potrebbe. Il conte d'Artois aveva il vivo desiderio di conferire con Leopoldo II, ed ottenne dal suocero, re Vittorio Amedeo III, una presentazione o racco¬ mandazione, ma molto fredda. L'imperatore dapprima fece dire al conte d'Artois ohe non voleva vederlo, poi si addolcì e lo ricevette a Mantova, ove lo esortò a sperare, ma gli nascose il progetto di fuga di Luigi XVL . (i) Le parole di Leopoldo II provano che gli amici del Conte d'Artois non usavano ve^ritn riguardo al povero Luigi XVL Vedi Carutti, opera già citata, pàg; 141, I voi. |
|
|
|
B |
|
C |
|
G |
|
H |
|
M |
|
T |
|
U |
|
Y |
|
|
|