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GLI ULTIMI ANNI DI REGNO DI VITTORIO AMEDEO III RE DI SARDEGNA 391 Il Direttorio probabilmente proteggerebbe, sotto mano-, forse, aperta¬ mente, questi ultimi contro il Re stesso. In queso si fu profeti: nel 1797 e 1798 i generali francesi, non Bona¬ parte però, rivoluzionarono il Piemonte, d'ordine del Direttorio' di Parigi. Si aggiungeva che la Corte di Vienna, qualunque fosse stata la sua cO'Udotta verso quella di Torino-, ora, aveva più interessi che mai, a conser¬ varsi un utile alleato, che in caso di abbandono, poteva allearsi alla Re¬ pubblica. Le proposte di pace annunziate dalla Francia erano o parevano inaccettabiH e forse erano destinate solo a mettere male il Piemonte col¬ l'Austria e l'Inghilterra. Vittorio Amedeo III poteva egli fidarsi ai fieri Direttori, la cui massima era ancora odio ed astio contro i Re? Queste ragioni spinsero il Consiglio di Stato di Torino a dichiarare che non era ancora tempo di aspirare alla pace, ma che era meglio, come proclamava Machiavelli, di cedere alla forza che al timore della forza. Si co«noscevano a fondo i disegni del nemico. Si sapeva che il Direttorio di Parigi era risolto a dare in Italia un gran colpo che risolvesse e terminasse la guerra. L'esercito francese, già padrone dei monti della Liguria, doveva aprirsi nella primavera un passo tra l'Orba ed il Tanaro per invadere la pianura del Po, seguendo la via indicata nel 1745 dalMaresciallo di Maillebois. Questa direzione indicava che il Mila¬ nese correva un pericolo quasi maggiore che il Piemonte. Un simile progetto doveva svegliare la Corte di Vienna. Quindi Vit¬ torio Amedeo fece partire per Vienna due dei suoi più stimati uSiciali, il generale Barone Sallier de la Tour, che si era moko distinto nell'invasione della Savoia nell'estate del 1793, ed il colonnello Marchese Asinari di San Marzano, che presto diventò famoso coi suoi negoziati col generale in capo Bonaparte. Questi due delegati sardi erano incaricati dal Re Vittorio Amedeo III di comunicare le notizie che erano giunte a Torino, che si credevano certe, e di esporre la situazione del Piemonte, che si vedrebbe costretto di ascoltare le proposte che verrebbero dalla Francia, se gli Alleati non gli fornissero dei soccorsi proporzionati alla grandezza del pericolo che lo minacciava. Il Re fece lo stesso passo presso la Corte di Londra ad effetto di ricevere un aumento di sussidii. Vittorio Amedeo non mancò di chiedere anche soc¬ corsi dagli altri Stati Italiani, i quali, difesi dagli eserciti Austro-Sardi, avevano creduto che le calamità della guerra non potrebbero mai toccarli e giungere sino a loro. Questi Stati non avevano preso veruna parte ai lavori e pericoli dei difensori delle Alpi e degli Appennini, ed erano rimasti semplici spettatori. Ma il momento si avvicinava in cui i soldati della libertà gli avrebbero fatti pentire del loro contegno. Il Re di Sardegna pregò solo gli Stati Italiani a concorrere alla difesa delle Alpi ed Appennini, con alcuni sussidii per poter sostenere le enormi spese che faceva il Piemonte per la guerra. Esso ottenne solo un poco di bestiame per nutrire i soldati. Il Papa promise maggiori soccorsi, ma non ebbe il tempo di eseguire le sue promesse.
Title | Miscellanea di storia italiana. Terza serie. Tomo XVIII. |
Contributors | Regia Deputazione di storia patria. |
Publisher | Stamperia Reale, |
Date | 1918 |
Call Number | DG651.M67 |
Language | Italian |
Subject | Italy History Sources. |
Type | Books/Pamphlets |
Related Resource Identifier | http://yufind.library.yale.edu/yufind/Record/2820196 |
Title | Page 390 |
Type | Books/Pamphlets |
Transcript | GLI ULTIMI ANNI DI REGNO DI VITTORIO AMEDEO III RE DI SARDEGNA 391 Il Direttorio probabilmente proteggerebbe, sotto mano-, forse, aperta¬ mente, questi ultimi contro il Re stesso. In queso si fu profeti: nel 1797 e 1798 i generali francesi, non Bona¬ parte però, rivoluzionarono il Piemonte, d'ordine del Direttorio' di Parigi. Si aggiungeva che la Corte di Vienna, qualunque fosse stata la sua cO'Udotta verso quella di Torino-, ora, aveva più interessi che mai, a conser¬ varsi un utile alleato, che in caso di abbandono, poteva allearsi alla Re¬ pubblica. Le proposte di pace annunziate dalla Francia erano o parevano inaccettabiH e forse erano destinate solo a mettere male il Piemonte col¬ l'Austria e l'Inghilterra. Vittorio Amedeo III poteva egli fidarsi ai fieri Direttori, la cui massima era ancora odio ed astio contro i Re? Queste ragioni spinsero il Consiglio di Stato di Torino a dichiarare che non era ancora tempo di aspirare alla pace, ma che era meglio, come proclamava Machiavelli, di cedere alla forza che al timore della forza. Si co«noscevano a fondo i disegni del nemico. Si sapeva che il Direttorio di Parigi era risolto a dare in Italia un gran colpo che risolvesse e terminasse la guerra. L'esercito francese, già padrone dei monti della Liguria, doveva aprirsi nella primavera un passo tra l'Orba ed il Tanaro per invadere la pianura del Po, seguendo la via indicata nel 1745 dalMaresciallo di Maillebois. Questa direzione indicava che il Mila¬ nese correva un pericolo quasi maggiore che il Piemonte. Un simile progetto doveva svegliare la Corte di Vienna. Quindi Vit¬ torio Amedeo fece partire per Vienna due dei suoi più stimati uSiciali, il generale Barone Sallier de la Tour, che si era moko distinto nell'invasione della Savoia nell'estate del 1793, ed il colonnello Marchese Asinari di San Marzano, che presto diventò famoso coi suoi negoziati col generale in capo Bonaparte. Questi due delegati sardi erano incaricati dal Re Vittorio Amedeo III di comunicare le notizie che erano giunte a Torino, che si credevano certe, e di esporre la situazione del Piemonte, che si vedrebbe costretto di ascoltare le proposte che verrebbero dalla Francia, se gli Alleati non gli fornissero dei soccorsi proporzionati alla grandezza del pericolo che lo minacciava. Il Re fece lo stesso passo presso la Corte di Londra ad effetto di ricevere un aumento di sussidii. Vittorio Amedeo non mancò di chiedere anche soc¬ corsi dagli altri Stati Italiani, i quali, difesi dagli eserciti Austro-Sardi, avevano creduto che le calamità della guerra non potrebbero mai toccarli e giungere sino a loro. Questi Stati non avevano preso veruna parte ai lavori e pericoli dei difensori delle Alpi e degli Appennini, ed erano rimasti semplici spettatori. Ma il momento si avvicinava in cui i soldati della libertà gli avrebbero fatti pentire del loro contegno. Il Re di Sardegna pregò solo gli Stati Italiani a concorrere alla difesa delle Alpi ed Appennini, con alcuni sussidii per poter sostenere le enormi spese che faceva il Piemonte per la guerra. Esso ottenne solo un poco di bestiame per nutrire i soldati. Il Papa promise maggiori soccorsi, ma non ebbe il tempo di eseguire le sue promesse. |
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